21.11.08

EL CAPITALISME ES LA CRISI

I ens ho ha recordat clarament el company de la NISSAN, en un discurs contundent, de càrrega ideològica, analític i descriptiu, i parlant sense embuts. Tot i que diversos ho teníem molt clar.
Ha fet aixecar tota l'assemblea en peus donant ple suport i aplaudint-lo. Molts comentaris entre els delegats/des: aquest senyor si que ens ha arribat.

11 comentaris:

Àngel 'Soulbizarre' ha dit...

ja vaig pensar de dir que la intervenció del company de Nissan era el millor informe de gestió possible...aquest és el nostre discurs i cal repetir-lo sempre: treball/capital, etc..

Anònim ha dit...

no sé si tanta radicalisme és bona per el partit i ens podem tornar ultraequerrans sense més que fer que cridar

Anònim ha dit...

Bé ????? m'agradaria saber el teu nom per poder-te contestar, però intueïxo que ets de la meva família política.

Si vas pdoer anar a l'Assemblea i participar d'alguna de les 5 comissions, suposo que deuries veure com es pot parlar d'anticapitalisme des de la coherència ideològica, des de les bones formes, i per fomentar un bon debat i discussió.
Cridar? jo no en vaig sentir a ningú en tots els dies de l'Assemblea.
Radicalisme? Oi tant, et recordo que no ara, sempre aquest partit ha apostat per la radicalitat democràtica.

Com sempre, disposat a parlar-ne de tot.

Salut i endavant.

Jordi Merino

Àngel 'Soulbizarre' ha dit...

AL ?????. llàstima que siguem precisament poc radicals, massa poc. el sistema capitalista, ne segur, és el més radicals dels sistemes i en canvi li responem amb floretes!

Àngel Mondéjar ha dit...

jo no vaig poguer venir pero el que m'han dit, que el SR.de la nissan i l'oloritz varen ser els millors
salut i feina

Àngel 'Soulbizarre' ha dit...

vinga Mondéjar, tens les portes obertes a Manifest!
Salut! mai les has tingut tancades...evita mals entesos.

Anònim ha dit...

El capitalisme és la crisi? Jo creia que la crisi es devia a tots aquells que gasten i malgasten els diners que entre tots aportem a l'estat. Lo de malgastar ho dic per la senyoreta Mayol i els seus arbres de 214.000euros. Encara és a sobre de la bici fent pedalades? De tots els piji-ecosocialistes, la Mayol és la més penosa.

Anònim ha dit...

De fet anònim, si visites el blog verdiroig.blogspot.com, veuràs que ens estàs donant la raó.

Merci pel comentari,.


Salut

Verd i roig ha dit...

més debat i nous articles al nostre blog...visiteu-lo i opineu...

Àngel 'Soulbizarre' ha dit...

Que encara no ens adonem de manera col·lectiva de que el matrix mostra les seves debilitats, no ens ha d'eximir de fer l'esforç creatiu de demostrar-ho. La societat virtual d'occident ha viscut unes decades d'autoplagi. S'han difuminat els antagonismes a força de creure que el circ social que transmutava la classe treballadora en classe rampant, anava fent la seva peculiar festa. El catacrack financer retorna les coses al seu lloc amb la cruesa del negre sobre blanc. Els que abominaven de l'anticapitalisme ara s'apunten al discurs de la fallida del sistema i tothom reconeix -amb diverses versions contraposades- que la cosa ha petat. La socialdemocràcia, empresa partidista "rebenta revoltes", s'apunta al pim-pam-pum antineoliberal i, al mateix, temps, a la refundació capitalista sarkoziana via G2o. La dreta tanca files amb el doble discurs de "més del mateix" i més populisme nacionalista (la gallina dels "vots" d'or). Les esquerres noves i velles que han fet -de bona fe en molts casos- opcions de governamentalitat sota hegemonies socialdemòcrates, ara viuen (vivim) el debat incert sobre la conveniència (o no) de seguir aquesta pista subalterna. El que es reinventa i reviu és el sistema capitalista com a sistema global integrat de (in)civilització. Les esquerres pioneres -de quan encara ni tant sols s'emprava aquesta denominació- plantejaven la seva condició i identitat en funció del sistema que volien canviar. No cal fer el relat de les multiples manifestacions del que ha estat -amb grandeses i misèries- el paper del "ser d'esquerres" al llarg de la història. Vist amb perspectiva històrica, els anys de la deriva socialdemòcrata han estat (esperem-ho!) un illot enmig de l'oceà. Avui, just quan la complexitat de la societat de classes es redimensiona en clau de "crisi", convoquem l'espectre. Agitem els corrents del fil roig. Emplacem-nos, doncs, a refer la xarxa, a proclamar que el nostre programa no és altre que el nostre combat. Combat anticapitalista.

Com exclamava el professor de literatura portuguesa Basilio Losada, en una memorable conferència sobre Eça de Queiros al CCCB: "Ser de izquierdas es luchar contra el sistema capitalista y lo demás son pamplinas".

Anònim ha dit...

Pavlos Nerantzis - da Il Manifesto
ATENE
Terzo giorno di manifestazioni, di scontri e di incendi, terzo giorno dell'ira per i giovani di tutta la Grecia, terzo giorno di manifestazioni rabbiose, di nervi tesi, di violenza che serpeggia sotto ogni corteo. A macchia d'olio si allargano in tutto il paese le violente proteste contro il governo conservatore di Kostas Karamanlis dopo l'uccisione, sabato scorso, del quindicenne Alexis Grigoropoulos, colpito dal proiettile di un agente delle forze speciali della polizia ad Atene. L'omicidio ha acceso una rivolta senza precedenti, trasformando il centro della capitale in un luogo di guerriglia urbana senza tregua. Sono i più violenti scontri dall'epoca del regime dei colonnelli. Negozi assaltati, vetrine in frantumi, banche distrutte, auto date alle fiamme, lacrimogeni, sassaiole, bottiglie molotov, attacchi contro stazioni della polizia, scontri corpo a corpo dappertutto tra Politecnico e Monastiraki, sotto l'Acropoli. Decine gli arrestati e i feriti, tra loro un poliziotto in gravi condizioni.
Ieri due grandi manifestazioni ad Atene, convocate dalla sinistra di Syriza e dai comunisti del Kke: all'inizio sporadici incidenti, qualche molotov, poi pietre e bastoni da una parte, lacrimogeni dall'altra, infine viene appiccato il fuoco a un grande magazzino del centro, e va in fiamme anche il gigantesco albero di natale sistemato davanti al parlamento, mentre vanno in pezzi le vetrine di banche e uffici governativi, vanno arrosto file intere di cassonetti e il sindaco di Atene abolisce in fretta e in furia le celebrazioni natalizie. Non sono solo gli anarchici, non è solo la sinistra radicale, persino il «mite» Pasok di George Papandreu - imbaldanzito da buoni sondaggi - ora chiede le dimissioni del governo invita i greci a «manifestare in tutto il paese». E' la Grecia delle molte sinistre contro il governo di destra, la sua «mano dura», le sue riforme più minacciate che promesse, mentre la crisi morde i greci e gli scandali mordono il governo. Nel sangue di Alexis Grigoropoulos la rabbia degli studenti si salda con quella della sinistra che aspira al governo: domani sciopero generale di 24 ore contro il carovita e la politica economica del debole governo di Nuova Democrazia, la formazione di Karamanlis, che continua a strillare «tolleranza zero» e oggi incontrerà i vertici delle istituzioni e i principali leader politici, comunisti compresi, ma intanto rischia la spallata. Non brucia solo Atene: stesse immagini a Pireo, Salonicco, Xanthi, Patrasso, Giannina, Trikala, Karditsa nella Grecia settentrionale, Hania, Iraklion nell'isola di Creta.
Nelle prime ore della notte tra sabato e domenica erano scesi in piazza i gruppi anarchici, ma da domenica la mobilitazione si è estesa in tutte le scuole medie, quelle superiori e le università. Tutto il paese si trova in stato d'emergenza, sembra che nessuno sia capace a fermare la rabbia di migliaia di studenti. La questura di Atene ieri mattina è stata circondata da centinaia di studenti, con gli uomini della polizia fermi a guardare nel vuoto. In altri punti della capitale, come a Salonicco, le forze dell'ordine in assetto antisommossa hanno attaccato con lacrimogeni, ma è talmente grande il dolore e l'indignazione, così forte il flusso degli studenti che manifestano spontaneamente, che la situazione è stata fuori controllo per parecchie ore. Anche a Salonicco sono degenerate le manifestazioni convocate ieri dall'opposizione (la Coalizione della Sinistra, Syriza, Kke e sinistra extraparlamentare), con molotov e distruzioni «selettive» (banche, multinazionali, negozi chic, McDonald's) di vetrine. Gruppi di studenti greci hanno occupato anche le sedi diplomatiche a Londra e Berlino.
«Lo stato ci assassina», «E' una tragedia. Pagherete caro», «Alexis è uno di noi», «Alexis è vivo e lotta insieme a noi» sono gli slogan principali che si sentono per le strade, tra lanci di bottiglie molotov, lacrimogeni, vetrine in frantumi e sirene delle autoambulanze. Il governo conservatore invita alla calma, il ministro dell'istruzione ha deciso di chiudere le scuole, ma erano state già occupate dagli studenti. Stessa situazione anche in tutti gli atenei con le facoltà occupate. La protesta coinvolge anche gli insegnanti, che hanno parlato di «uno stato assassino», e i professori universitari, che si asterranno per altri due giorni dalle lezioni. La Confederazione generale dei lavoratori (Gsee) e la Federazione nazionale dei lavoratori del settore pubblico hanno proclamato uno sciopero generale per domani. La rabbia per l'esecuzione a freddo di un giovane, che - da notare - non apparteneva ad alcun gruppo politico, è venuta ad aggiungersi al malcontento generale contro il governo, creando un'esplosione sociale.
Nonostante la violenza degli scontri, nessuno - a parte la destra - è disposto ad accusare dei disordini gli studenti. I «futuri disoccupati» come si definiscono, la «generazione dei 700 euro», è in rivolta. La maggioranza dei greci non parla nemmeno dei danni causati negli scontri, argomento caro ai canali privati in occasioni simili. «In questo momento un giovane ha perso la vita, lasciamo perdere i danni», è stato il commento del presidente della Confederazione nazionale del commercio, Dimitris Armenakis, che di solito punta il dito sulle vetrine frantumate negli scontri.
All'attenzione generale, questa volta, c'è il comportamento abusivo della polizia, segno dell'incapacità da parte del governo di aprire un dialogo con i giovani in un momento in cui, oltre la crisi economica che colpisce anche la Grecia, sono all'ordine del giorno gli scandali, la corruzione, il deterioramento delle condizioni della vita e le occupazioni di scuole e di atenei a causa della prevista riforma.
Alexis Grigoropoulos è stato ucciso sabato sera nel quartiere «caldo» di Exarchia, roccaforte di anarchici di giorno e di piccoli pusher quando cala la sera, da due poliziotti uno dei quali è sceso dall'autopattuglia, ha affrontato un gruppo di giovani che insultavano gli agenti e ha aperto il fuoco. Arrestato, ha dichiarato - smentito da tutti i testimoni e da un video girato da un balcone vicino - quello che gli agenti dichiarano sempre in questi casi: siamo stati aggrediti. Ma questa volta la versione della polizia è durata poco, pochissimo. La rabbia è scoppiata e si è subito espansa a tutti i centri urbani del paese, mentre l'angolo tra via Tzavella e Missolonghi dove è caduto Alexis ha cominciato a coprirsi di fiori e biglietti, luogo di pellegrinaggio per tutti i giovani di Atene e per la loro rabbia. Ricorda l'assassinio di Carlo Giuliani a Genova nel giugno del 2001. Stesse immagini, stessi sentimenti.
Omicidio volontario e complicità in omicidio sono le accuse contro i due agenti della polizia, che sono stati arrestati (i primi avvocati difensori avrebbero rifiutato l'incarico, affermando che i loro clienti gli avrebbero mentito), mentre il ministro degli interni Prokopis Pavlopoulos e il sottosegretario all'ordine pubblico presentavano le loro dimissioni, che il premier ha naturalmente respinto. «Daremo prova della massima severità nei confronti dei responsabili» ha detto Kostas Karamanlis, aggiungendo che «ciò che è accaduto non si deve ripetere» e che il governo «è deciso a far rispettare la legge».
«Rispettare la legge» è un concetto labile per le violenze contro i giovani manifestanti, e la cronaca greca abbonda di storie di botte, arresti illegali e anche omicidi a fronte di assoluzioni o condanne che definire miti è eufemistico. L'omicidio di Alexis Grigoropoulos non è un fatto singolo ma riguarda il comportamento autoritario della polizia greca, male addestrata nei confronti soprattutto dei giovani. Ora non mancano le voci secondo le quali l'agente ha sparato perché mirava alla creazione di un clima di tensione per destabilizzare il governo, o addirittura altri che lo considerano «un pazzo». Quale sia stato il movente della mano assassina, non si escludono elezioni anticipate. I sondaggi danno per la prima volta un vantaggio netto di 5 punti a favore dei socialisti del Pasok, con una grande crescita della Coalizione della Sinistra, Syriza.
Intanto la tensione rimane, così come la rabbia.